giovedì 13 luglio 2017

Migranti e Islam: pilastri della preghiera per un incontro

Medina- Moschea del Profeta
... non si può voltare il capo altrove, lo sguardo, il pensiero. E uomini e donne e bambini in corteo continuano a sbarcare sui lidi, i nostri lidi, i bei lidi italiani. E tempo c'è stato in cui fummo noi, i nostri padri, a sbarcare sui loro lidi, a lasciare segni di guerra sì, ma con essi strade e ospedali e scuole e acquedotti e... scambi e... incontro. Checché ne abbia detto, ne dica, l'ufficialità della Storia d'una guerra persa con onore, comunque. Onore che ci ricorda il: 
"MANCO' LA FORTUNA NON IL VALORE" e ancora:" E' scritto come riporto: in stampato, maiuscolo, italiano. E' scritto ad Alamin, come gli egiziani chiamano El Alamein. E' inciso su una lapide lungo una via che porta ai sacrari. Prima di essi. E' omaggio, medaglia, onore ai ragazzi che furono..." (1)                                                                                                                                  
E i ragazzi erano italiani e indossavano una divisa purtroppo, ma lasciammo anche questo sui loro lidi, il ricordo del valore, e loro, quei popoli, incisero le parole dopo di noi, parole di un nobile incontro malgrado le brutture d'una guerra.


Ed è a quell'incontro e a questo di oggi, di ora, di mesi e mesi fattisi anni, a quest'incontro indesiderato, costretto, sofferto da entrambi le parti, quelle dei lidi e gli approdanti ad essi, è a quest'incontro che dobbiamo la conoscenza dell'elemento caratterizzante i più tra questi uomini e donne e bambini che giungono a noi, la conoscenza della loro preghiera, la qual cosa ci spinge a tracciare questa pagina, per una consapevole accoglienza nel contesto d'una costretta convivenza, accoglienza che possa porsi oltre le politiche, gli errori, le diatribe, gli abbandoni, le vigliaccherie, le macchinazioni, gli abusi. Oltre i costruiti estremismi d'un Islam ad uso e consumo d'occidente. Oltre le morti che tappezzano da tempo i fondali del Mare Nostrum: la preghiera rituale. Andiamo loro incontro sapendo che gli atteggiamenti del capo, delle braccia, delle mani ecc., che accompagnano la preghiera, quando li vediamo o li sappiamo immersi in essa, variano a seconda dei diversi riti e a seconda del genere, maschile o femminile, del fedele.
Sapendo che ogni preghiera inizia con il raccoglimento, takbir, seguito dalla recitazione della prima sura del Corano, al-fatihah, come vedremo, seguita dalla recitazione del Shahada. Sapendo che tra i vari movimenti che si compiono durante il rito, si ripete Allah Akbar, Dio è il più Grande.
Sapendo che si conclude come vedremo, con la salat 'ala'l nabi,  preghiera per il Profeta e con il saluto ai presenti e agli angeli custodi, salam
Sapendo che la salat o preghiera rituale, è obbligatoria per tutti i musulmani che hanno raggiunto la pubertà e sono sani di mente, mentre malati, vecchi e viaggiatori sono dispensati dall'obbligo.
Sapendo ancora che se recitata all'interno del luogo di culto, Masjid, poi Mesquita, poi Moschea, che sta per luogo della prostrazione, il fedele ha il dovere di volgersi verso la Mecca anche se da principio, Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshimī, in occidente Maometto, aveva indicato ai fedeli di volgersi verso la città santa di Gerusalemme cambiando poi direzione quando i giudei delusero la sua aspettativa, non riconoscendolo quale continuatore dei Profeti.
Sapendo che se il fedele si trova a dover osservare il rito al di fuori dalla Moschea, ha il dovere di delimitare il punto in cui si prostrerà mediante un corpo che lo isoli dallo spazio circostante, in genere un piccolo tappeto, ma può essere un muro, un albero ecc. al di qua del quale poserà la fronte durante la prostrazione.
Ed infine sapendo che, a seconda delle ore in cui, nella giornata, la preghiera rituale si recita, si compone di due, tre o quattro rak'al, che con questo termine si indica un complesso di movimenti accompagnati dalla recitazione di formule e di brani coranici fissati, si hanno così quattro rak'al a mezzogiorno, al pomeriggio e a notte fonda, tre al tramonto e due all'aurora. Ecco la preghiera.

Nel qyam o posizione eretta dell'inizio con le mani all'altezza delle orecchie si recita: Allah Akbar,  Dio è il più grande!; 
si recita poi la fatihah, o prima sura del Corano: Sia data lode a Dio Signore dei mondi.clementissimo, misericordiosissimo, re del giorno del giudizio finale, dirigici con il retto cammino, il cammino di quelli che tu hai colmato con i tuoi benefici, di quelli che sono senza corruzione e non nel numero dei traviati. Amin
 vi è poi il ruku' o inclinazione del busto con le palme sulle ginocchia, in cui si recita per tre volte: Gloria la mio Maestro il Grande! ;
si ritorna poi alla posizione eretta dicendo: Dio ascolta quelli che gli danno lode;  
a questo punto il sugiud o prostrazione fino al toccare il suolo con la fronte, in cui si recita Gloria la mio maestro l'Altissimo, per tre volte con prostrazione;
poi il busto si alza nel gialus, le mani vanno sui muscoli superiori delle gambe recitando: Dio è il più Grande per tre volte; 
infine il qu'ud o posizione accoccolata in cui si attesta l'unità di Dio e la missione di Maometto. Tutto termina con la richiesta di preghiera a Dio su tutti e chiedendo la Sua benedizione, mentre si volge la testa prima al di sopra della spalla destra poi della spalla sinistra all'indirizzo dei presenti e degli angeli custodi con: La pace su voi e la Misericordia di Dio!  
Si chiude qui anche questa pagina tracciata nell'assoluto rispetto di ogni preghiera. 
Marika Guerrini

nota 
(1) brano dello stesso autore tratto da "Rossoacero-conosco il canto del muezzim", ed. Città del Sole, 2013 

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