Shah Reza Pahlavi, la Shahbanou Farah e due dei loro figli |
A Mashhad, ebbi modo di vivere la grandezza verso cui si era avviato il paese, seguire le continue riforme proposte dallo Shah, anch'esse tante e veloci nell'applicazione così che non tutti erano in grado di comprenderle, adeguarvisi, applicarle, quindi spesso incontravano l'opposizione dei conservatori, quasi sempre religiosi, ma poi riuscivano a passare comunque, a smantellare il passato, essere applicate, la gente aveva desiderio di modernità. Si è quindi mentito in occidente poi, durante e dopo, nel dichiarare che le masse studentesche aspiravano ad una modernità che non veniva loro concessa, così come si è ingigantita la corruzione del governo, cosa che rispetto alla nostra era quasi nulla. L'attenzione del sovrano era essenzialmente incentrata sulla formazione e la cultura, ad iniziare dall'alfabetizzazione, partendo dalle zone rurali del paese, all'istruzione di tipo superiore accessibile a tutti senza discriminazione di genere o sociale. Le borse di studio elargite agli studenti meritevoli delle scuole primarie e superiori piovevano continuamente così come quelle universitarie indirizzate a prestigiosi atenei d'Europa e degli Stati Uniti, scelti per facoltà di studio in base alla scelta d'indirizzo di studi dello studente, così che i giovani iraniani meritevoli, si trasferissero presso le varie facoltà estere per una formazione all'avanguardia, cosa che avrebbe gettato le basi per una futura classe dirigente colta e al passo con i tempi, in grado di guidare il paese verso uno stabile futuro di benessere e civiltà. Paese oltretutto ricchissimo di risorse naturali.
" L'ignoranza uccide i popoli" soleva spesso dire Shah Reza e, sua moglie, la Shahbanou Farah, dava lo stesso senso alle visite nelle scuole, negli ospedali pediatrici e non, persino tra i contadini o tra le varie etnie del grande paese. Era un lavoro capillare il loro, un lavoro di trasformazione che richiede tempo, ma che stava funzionando, avrebbe funzionato, già in molti aspetti funzionava. Sì, l'Iran si stava preparando a divenire potenza in ogni campo, dal tecnologico allo scientifico d'ogni ramo, nucleare incluso e così via. Era troppo. Tutto questo era troppo. Troppo per molti, ancor più per chi calcolava di allargare controllo e potere economico, allora incentrato essenzialmente sull'oro nero ma non solo. Bisognava fare qualcosa e fu fatto.
I sauditi, ancor più dopo l'accordo di Suez del 1945 stipulato tra Roosevelt e il re saudita Ibn' Saud, con cui si firmava la protezione nordamericana per i sauditi in cambio di petrolio e forti incassi per gli Usa, con l'acquisto massiccio di armi americane da parte araba, sarebbero stati ampiamente e negativamente coinvolti dal consolidarsi dell'Iran quale potenza regionale e internazionale, dal canto loro gli Stati Uniti idem. In più c'era ancora l'Urss, la guerra fredda eccetera eccetera. Così mentre lo Shah Reza trattava con gli Usa e li riteneva amici, gli Usa e i sauditi si organizzavano: andava fatto tutto per controllare la regione e di conseguenza una larga fetta del pianeta Europa compresa, perché certi tipi di calcoli hanno sempre una lunga gittata, e le pedine si muovono con largo, largo anticipo. erano già da oltre tre anni che nelle università iraniane si facevano circolare volantini che sobillavano per la fine del regno e la morte dello Shah. Erano sotto gli occhi di tutti gli studenti. E vi erano riunioni segrete e manifestazioni e queste venivano sedate e il sedare incendiava ancor più i giovani animi vittime e strumenti di una storia che dall'esterno s'avviava a compiersi. In questo modo la storia futura nella regione prese a delinearsi.
La mattina di quel 16 gennaio 1979 era nevicato, un vento gelido sferzava su Téhéran quando l'aereo si involò verso l'Egitto, verso Assuan. A bordo lo Shah Reza Pahlavi, la Shahbanou Farah e pochi intimi. La notizia mi era giunta quasi immediata e mi si era stretto il cuore. La versione ufficiale dichiarava momentaneo l'allontanamento sì che la rivoluzione, che da alcuni mesi incendiava le strade di Téhéran, si placasse, ma lui sapeva che quella serebbe stata l'ultima volta nella sua terra. E quella terra strinse in un pugno: si chinò prima di salire sulla scaletta dell'aereo, raccolse un pugno di sabbia e se lo mise in tasca. Era tutto quello che gli sarebbe rimasto della sua terra.
Nessun paese volle accogliere lo Shah, tutti gli voltarono le spalle, ad iniziare dagli Stati Uniti, solo l'Egitto accolse quel sovrano tradito: " Siate sicuro che questo paese è il vostro, che noi siamo vostri fratelli e il vostro popolo", furono queste le parole del presidente egiziano Sadat quando, con la sua famiglia, lo accolse all'aeroporto. Ma Sadat da lì a un anno e mezzo sarebbe stato ucciso in un attentato. Anche lui era figura scomoda.
Poi la scalata della fine: Khomeini aiutato nella sua ascesa al potere: "Non avevamo previsto che un vecchio di 78 anni potesse mettere insieme così tante forze e trasformarle in una rivoluzione nazionale" parole firma dell'allora direttore della Cia Stanfield Turner all'allora presidente Jimmy Carter, e poi l'occupazione sovietica dell'Afghanistan: "... abbiamo l'occasione di dare ai sovietici il loro Vietnam", parole dell'allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale Robert Gates sempre al presidente J. Carter, e poi lo sgretolarsi dell'Urss e il Muro di Berlino e poi e poi fino alle Twin Towers, al terrorismo che inizia a mostrarsi ma era pronto da tempo, e poi l'Iraq e le false Primavere Arabe e la Libia e la Siria e i migranti e l'Europa che s'indebolisce e la Cina che cresce e il terrorismo sempre più efferato che cambia nome, aspetto, ma è sempre la stessa matrice, sempre alimentato da sempre da armi americane e soldi sauditi con complicità europea, con mercenari europei, inglesi molti, francesi molti, e la formazione di tutti questi individui assoldati... da un Credo, no, no e poi no, no così come no alla storiella dei Sunniti e degli Sciiti. Qui non si nega la storia né l'antica lotta tra Sunniti e Sciiti, non si negano le fondamenta storiche, ma ora, e l'esperienza in altri paese insegna, questa storia s'è fatta Cavallo di Troia poggiato su antiche diatribe che sono state all'uopo fomentate per servirsene nella regione e all'estero, vedi Londra, Parigi, ma anche Quetta e poi...e poi... e poi... tutto quel che sappiamo, che è cronaca, che è oggi.
L'uccisione di Nimr Bahr Nimr, proprio perché iniqua persino secondo i canoni sauditi, altro non è, come si sta dicendo in molti, che una provocazione, è palese, provocazione non solo all'iran e agli States, ma a largo raggio, vedi prezzo petrolio, vedi proposta fine sanzioni all'iran, vedi accordo nucleare, vedi posizione Onu, vedi posizione Russia, vedi Africa, vedi Siria, vedi Iraq... un calderone in cui c'è anche il timore dei beduini sauditi, d'essere messi in dispensa dagli Usa per l'approdo che questi ultimi stanno costruendo sui lidi del Pacifico. Ma in tutto questo, e non a caso siamo partiti dal tempo di Shah Reza Pahlavi facendo una cronistoria sintetizzata, malgrado l'attuale chiusura delle rispettive ambasciate, malgrado la sospensione dei voli Riad- Téhéran, malgrado gli episodi di rivolta iraniani, la provocazione non verrà raccolta dall'Iran fino a farla sfociare in una guerra, e se così dovesse apparire non essere, sarebbe per una macchinazione o tradimento interno che chi scrive non ritiene possibile, anche per le esasperate misure di sicurezza vigenti in Iran.
Allo stesso tempo l'Arabia Saudita e suoi accoliti, in realtà non vogliono un'ulteriore guerra nel Golfo, l'Iran è molto forte anche militarmente e la Russia sarebbe al suo fianco e degli americani non c'è da fidarsi, loro vanno col vento e nella regione sono sulla china da molto tempo, malgrado i recenti colpi di coda con manifestazioni di forza, ma non è così, quindi i sauditi potrebbero trovarsi soli, e lo sanno.
L'Iran può tacere, attendere la fine delle sanzioni, attendere e osservare, sono molto bravi in questo, hanno una politica estremamente diplomatica ed intelligente e sono allenati nell'applicarla. Dal canto personale credo sia chiaro quanto non abbia mai accettato l'ascesa al potere degli Ayatollah, e, dirò di più, per anni ho sperato nella possibilità del ritorno di Reza figlio in Iran, per accorgermi poi che era una fiaba che alcuni di noi si raccontavano, ma questo nulla toglie al riconoscere le caratteristiche di cui sopra. Non credo che scoppi una guerra tra sauditi e accoliti con l'Iran malgrado i Pasdaran con i loro missili, probabilmente stiano fremendo e gli Hezbollah sarebbero pronti ad unirsi, ma non credo, anche perché l'enorme errore fatto in passato di cui molti ora si sono resi conto, anche se altrettanti non lo ammetterebbero mai o quasi mai, ha fatto storia per loro e continua a farla.
Ma questa è comunque un'opinione, o come spesso dico, può essere desiderio di uno scrittore che si è fatto prendere la mano non solo dall'analisi ma anche dal ricordo, null'altro.
Marika Guerrini
foto da: Farah Pahlavi, Mémoires, Parigi 2003
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