venerdì 22 luglio 2016

Mohammad il lupo solitario

... il lupo, quando si isola, è per cantare alla luna la propria nostalgia, così narra la leggenda, e narra del forte legame che unisce il lupo all'astro notturno, all'argentea luce. Ed è l'argento il metallo che in antico rappresentava le forze lunari del lupo, così come l'oro le solari del leone. Si chiama licopodium la pianta che nel vegetale corrisponde all'argento, ed è di licopodium che il lupo si nutre quando, nelle notti di luna piena, ulula alla luna la propria nostalgia. Ed è dolore il suo canto, dolore per l'astro di cui porta impronta nell'anima e nel corpo, di cui porta il ricordo. Se assunto in una qualche forma dall'essere umano, il licopodium produce gli stessi effetti medicamentosi che sul lupo, agendo sull'anima, per forza attrattiva della simpatia, s'espande al corpo e l'anima si cheta. 
Ben altro senso si dà oggi all'espressione "lupo solitario", ha sapore di sangue, di morte, né si tiene conto della sua anima. "Lupo solitario" definisce oggi quell'assassino che, svincolato dal comando centrale, nel caso Daesh, agisce per suo conto, per sua iniziativa, in luoghi disparati e lontani dal centro di comando. Ma è questa una definizione a cui chi scrive non crede, non con il significato che gli si dà. Quel che crede è l'opposto, crede che azioni disparate, indipendenti, lontane, siano isolati sfoghi di patologie provocate in esseri fragili, frantumati dalla vita, esseri disperati le cui azioni vengono strumentalizzate da chi vuole spargere terrore, creare caos, sì da indebolire sempre più gli esseri umani, quindi le società, quindi i paesi, quindi i continenti, vedi Europa, al fine di tenere in pugno il potere sotto ogni forma, sociale, politica, economica. Possedere il dominio.
Ma non è questo che interessa la pagina di oggi, anche perché a breve tutto si svelerà da sé, basta avere pazienza, non prestare ascolto alla paura, attendere, come nell'aneddoto  orientale spesso citato, il passaggio del cadavere nemico sul fiume sotto i nostri occhi. Quel che interessa questa pagina è l'analogia che lega il "lupo solitario" umano al lupo solitario animale, e la storia di Mohammad Riad, ma avrebbe potuto chiamarsi Hossain, Mehsud, Mohammadi o in qualsiasi altro modo, con la sua tristezza, si fa emblema di una smisurata incontenibile sofferenza che i soli diciassette anni di vita non hanno potuto controllare, elaborare, guidare.
Per Mohammad Riad, l'incontenibile dolore per l'amico ucciso nel suo lontano Afghanistan, per mano straniera, dell'invasore armato, è andato a sommarsi alle decine e decine di dolori ormai strartificati in lui. E lo strato di dolore s'è fatto violenza, e arnesi da lavoro, da taglio si sono fatti strumenti di rabbia, di vendetta. Si sono fatti armi. Sarebbe stato possibile disarmare Mohammad se gli agenti delle forze speciali, presenti in loco e addestrati anche al disarmo, non avessero fatto parlare la paura nella deflagrazione delle loro armi da fuoco, armi a distanza che non abbisognano del coraggio del corpo a corpo. Così è andata se vogliamo pensare liberi da pregiudizi e comode congetture che ci cuciamo addosso voltando lo sguardo altrove.
Aveva due anni Mohammad Riad quando gente simile per "civiltà" alla gente della terra che ha ospitato gli ultimi due anni della sua vita, ha preso a bombardare l'Aghanistan giustificandosi dietro una colossale menzogna. Quante morti ha visto Mohammad moltiplicarsi da allora. Morti d'ogni tipo, d'ogni fattezza, morti per esplosioni ad ogni ora del giorno e della notte, della notte ancor più, nel sonno, perché questo è d'uso, morti per violenze sessuali consumate da esseri maleodoranti di alcool, morti per bombe a grappolo sotto gialli involucri da cibo, morti per eroina distribuita gratis, morti a volte per scommessa, soltanto, come in una giostra da tiro al bersaglio. Quanti corpi deformi ha visto Mohammad nella sua breve vita, bambini ancor, più per via della data di nascita post 2001, bambini monchi di gambe, di braccia, di ogni parte del corpo, monchi per effetto di armi all'uranio arricchito, armi atomiche usate sulla sua gente. Ma questo lo sappiamo. Quante morti, quanti dolori, quanta paura. Così è cresciuto Mohammad per poi essere allontanato da chi gli voleva bene, perché avesse una vita migliore, quel futuro che in patria era, è, negato. 
Quante morti ancora, quante paure, quante sofferenze ha incontrato Mohammad lungo la via per la "civiltà", la stessa "civiltà" che con la propria distruttiva presenza nella sua terra, lo aveva costretto a fuggire, abbandonare la luna per poi averne nostalgia. Una lacerante nostalgia così come l'incontenibile dolore.  
"Vi combatterò fin quando il sangue mi scorrerà nelle vene", che sia vero o falso, il video con il suo volto e queste parole, non ha alcuna importanza, quel che importa è la solitudine di migliaia di Mohammad dalla mente sconvolta per incontenibile dolore. Migliaia di ex bambini violati in ogni senso e modo dalla nostra Civiltà. Sparsi ora solitari per il mondo. Lupi pregni di nostalgia di quel che fu e non potrà più essere.
Marika Guerrini

foto originale: Barat Alì Batoor, (coll. personale)

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