venerdì 31 gennaio 2020

Le strade di Teheran e la storia (seconda parte)


Avesta- Gatha- stralcio iniziale

... non è esagerato affermare, come si è fatto nella prima parte, che sono le personalità di spicco, quelle che passano al tempo quali personaggi, ad influenzare, quando non formare, il carattere di un popolo. Siano essi storici propriamente detti, che letterari, siano  rappresentanti dell'arte che filosofi, condottieri o coraggiosi guerrieri e così via. E, sempre come detto, il loro antico appartenere all'origine della storia di un popolo, o di genti che successivamente si sono unite a formare un popolo, non diminuisce l'influenza bensì la fortifica tramutandosi in DNA storico di quel contesto, quella regione, quelle genti. Così, tenendo fede a questo assunto ci avviamo ad incontrare, se pur a volo d'uccello, colui che, dopo gli imperi, gli imperatori, i condottieri, ci viene incontro nella nostra passeggiata per le strade di Teheran, è Zarathustra, per l'occidente Zoroastro.

Zarathustra nasce a quasi duemila kilometri di distanza da Teheran, nell'antica Bactria, oggi Balkh in Afghanistan che, al tempo, lo ricordiamo, tra il VI e il V secolo ante Cristo, era parte dell'impero persiano. Sappiamo che fosse città prettamente agricola posta su quella che sarebbe stata poi la Via della Seta, città cosmopolita frequentata da mercanti provenienti dall'India, dalla Cina, da Damasco, da Babilonia, città di cultura iranica, vale a dire ariana. La cultura degli Arya al tempo della nascita di Zarathustra, stava attraversando un momento difficile, v'era bisogno di qualcuno che apportasse forze nuove, integre, in quel mondo di divinità in cui quel che era ordine appariva disordine, un  essere che facesse da ponte tra materia e spirito: all'uomo vedico in quel momento mancava un profeta e, tra storia e leggenda, nacque Zarathustra. 
Quel che della sua biografia si sa proviene dai cenni contenuti nelle Gatha, scritti a lui attribuiti facenti parte dell'Avesta, un insieme di testi sacri appartenenti a differenti momenti temporali, indatati e indatabili, trasmessi, lungo secoli e secoli, per via orale e redatti, forse, al tempo di Shahpur II (309-379 d.C.). Quel che si può affermare, benché sempre tra storia e leggenda, è che Zarathustra divenne uno zaotar, ovvero un poeta predicatore e che ad appena vent'anni lasciò la casa paterna ed iniziò il suo pellegrinaggio:
 "Dove sia andato non si sa, né si sa se vivesse da asceta, se fosse sempre in isolamento, se digiunasse, quel che si sa è che, in un dato tempo, sulle rive del fiume Daitya, forse l'Amu Darya, si sia verificato uno dei momenti più importanti nella storia delle religioni. Raccontano le Gatha che, al santo viandante, dopo lunghe meditazioni, avvolto in un mantello di luce apparve l'angelo Vohu Manu, Animo Buono, raccontano che lo condussero al cospetto del dio Ahura Mazdah e che, in quell'esperienza, il viandante Zarathustra ebbe la visione cosmica della lotta tra le forze del bene e quelle del male, la visione di un paradiso e di un inferno, così come del giorno del giudizio che si sarebbe avuto alla fine dei tempi e di una totale trasformazione e resurrezione dell'umanità..."
Il racconto della storia leggenda nel libro che troverete in calce, continua, ma ci fermiamo qui accennando soltanto allo Zoroastrismo che nacque da lui, le cui linee portanti coincidono, in modo impressionante, con quelli che sarebbero poi stati i cardini del Cristianesimo, il primo Cristianesimo, il Cristianesimo esoterico.
Certo, potrebbe controbattere l'odierno osservatore, bella storia quella di Zoroastro, il parallelo con un importante aspetto dell'occidente eccetera eccetera, tutto però precedente l'islamizzazione, ma così dicendo non avrebbe capito nulla. Non è così. Grandi personalità si sono avute in Persia anche dopo l'islamizzazione, vale a dire dopo il VII-VIII secolo, personalità a conferma di quel fil rouge che abbiamo chiamato DNA storico, personaggi in vari campi, dalla Medicina con Avicenna alla Poesia con Omar Khayyam, Khaje Sharm Hafèz, Ganjavi Nizami, Hakim Abol-Ghasem Firdusi, Jalal al-Din Rumi e ancora e ancora, tutti al tempo del nostro Medioevo. Poeti a cui hanno attinto molti grandi poeti d'occidente tra cui il nostro G. Leopardi, W.Goethe, F. Rukert. Ed è proprio alle bellezze, ai valori, alla forze dei popoli che attentano i meccanismi internazionali fomentando le folle sulle strade di Teheran, è quel che avviene sempre in questi tempi recenti e contemporanei in diversi paesi. E lo vediamo.
Anche la strategia è sempre la stessa, la ripetiamo per non dimenticare: a scopo di supremazia previo distruzione di paesi e popoli, si procede con offuscare le menti, i mezzi sono vari in questa nostra era digitale. Offuscate le menti dei giovani, i più facili da manovrare dato il continuo moto interiore che li spinge alla vita, con essa a novità e trasformazione, si procede, partendo dalle Università e scuole superiori, a fomentare rivolte sfruttando i punti deboli dei regimi, del costume eccetera, anche qui gli strumenti, i mezzi sono tanti. Con le rivolte si aprono le falle del Paese, con le falle si entra attraverso il popolo, ci si stabilisce, si distrugge, ci si impossessa. La storia per quel Paese è finita in mano altrui, straniera. E' quasi sempre un punto di non ritorno. 
Abbiamo visto il nascere della folla a Teheran a fine secolo scorso ('78-'79), abbiamo visto distrutto un impero che, pur non alieno da aspetti discutibili, dava possibilità di progredire al popolo tutto, checché se ne sia detto e se ne dica. Noi abbiamo visto. Il Paese di allora lasciava la libertà di culto, lasciava la libertà di espressione del culto, per intenderci chador sì, chador per le donne, ad esempio, motivo per cui Khomeini, con la sua ortodossia, viveva a Parigi, relegato in esilio dallo Shah Reza Pahlavi. Il Paese di allora elargiva borse di studio e formava anche all'estero i suoi giovani perché vi fosse, in futuro, una società colta, preparata, moderna, libera. Queste erano le intenzioni pur tra mille insidie e cadute. I vari intellettuali che oggi coprono ruoli di prestigio in patria e all'estero, si sono formati allora. Ma l'estremo occidente, e non solo, impedì il processo storico che, come da che mondo esiste, lo ripetiamo, sempre presenta lungo il tragitto difficoltà ed errori per mille diversi motivi, non ultima la complessa e difficile trasformazione culturale in prospettiva di evoluzione. Sì, le folle sulle strade di Teheran sono un déjà vu
Lo Shah Reza Pahlavi alla scaletta dell'aereo che l'avrebbe portato in Egitto, unico paese che lo accolse l'Egitto di Sadat, si chinò, colse una manciata di sabbia e se la mise in tasca. Fu il suo addio.    
Ma rinfranchiamoci l'animo con qualche stralcio di poesia:

Firdusi 

frammenti dallo "Shah Name" il " Libro dei Re"

"... V'era un monte a nome Alburz, vicino al sole, remoto da umano consorzio. Ivi aveva nido il Simurg, in luogo ignaro del genere umano. Su quel monte lo deposero e tornarono via. L'innocente figlio dell'eroe non poteva ancora distinguere il bianco dal nero.

Il padre recise il legame d'amore... lo raccolse Iddio nutritore... " 


***
" D'ora in avanti volgerassi il tempo
Sotto il nome d'Omar, da ch'ei ci addusse
Novella fede, in cattedra mutando
Sacerdotal l'antico iranio trono"

Hafèz


" Porgi orecchio a un consiglio, o diletto,

che più caro dell'anima hanno i fausti giovani
il consiglio del vecchio saggio:
Parla di musica e di vino,
non indagare il mistero del destino,ché niuno ha mai sciolto né scioglierà mai
per via di sapienza quell'enigma.
Hai cantato il tuo gazèl, hai bucato le perle;
Vieni e recitalo lieto o Hafèz,
ché sulla tua poesia
il cielo sparge il vezzo infranto delle Pleiadi"

Rumi

frammento

" Le divergenze negli uomini sono nate dal nome; quando l'umanità si è volta all'intimo significato ha trovato riposo.

Un uomo diede una moneta a quattro persone. e l'una disse: la spenderò per acquistare dell'angùr!
L'altro, un arabo, disse: no io voglio del inab, no angùr, o malnato!
L'altro, un turco disse: questa è roba mia, non voglio inab, voglio azùm!
L'altro, un greco disse: basta con queste chiacchiere, vogliamo dello staphili!
E quella gente prese disputando a rissare, ignari com'erano del segreto dei nomi.
Scioccamente si presero a pugni, pieni di ignoranza, vuoti di saggezza.
Se fosse stato lì un esperto del segreto, un nobile dalle cento lingue, avrebbe ben dato loro la pace...".

Marika Guerrini

* M.Guerrini, Afghanistan passato e presente, pp.112, Jouvence, Milano 2014 

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