martedì 9 agosto 2011

in Europa: riflessioni

...e l'uomo divenne un civis, un civis romanus. E il concetto di civiltà, di civilizzazione e derivati prese a farsi avanti. E l'idea di "uomo" venne sostituita dall'idea di civis. E con essa assunse carattere giuridico-politico. E pensare che Aristotele aveva attribuito la qualifica di "politico" all'animale. Politiko' zo'-πολιτικό ζώο- animale politico, diceva. Ma la romanità attribuì la qualifica di "politico" all'uomo. E l'uomo dimenticò parte di sé. Dimenticò quanto la libertà di pensiero dell' uomo filosofo fosse universo. Quanto avesse equilibrato le forze dell'evoluzione. Quanto le avesse armonizzate con la terra. Dimenticò l'aristotelica entelécheia -εντελέχεια-. Quel particolare stato di completezza a cui aspira ogni essere umano. Che ne sia  consapevole o non. Dimenticò la potenza delle immagini che avevano permesso quest'azione conoscitiva. Sì, l'uomo ora civis, dimenticò la luminosità ellenica che l'aveva accompagnato fino ad allora.  
Così, da allora, l'elemento concettuale chiamato da civis civiltà, civilizzazione e derivati, portò con sé tutta la mentalità politico-giuridica romana. L'espanse ovunque. Tra genti al tempo conosciute e quelle del poi. L'impresse nei pensieri del tempo e in quelli a venire. 
Arroganza, assenza di creatività, colonialismo e ancora e ancora. Questi alcuni elementi portanti del mondo romano. Ma quel che allora scaturì dall'aspetto materiale del pensiero romano, si fece grande. Fu poi, ma si fece grande. Fu poi, ma diede vita ad un equilibrio. Diverso dalla Grecia. Comunque equilibrio. Allora. Non ora. 
E invece è qui. Ancora. Oggi. La romanità è ancora qui. Nel nostro mondo europeo. E' qui. Non è mai finita. Quel ch'è finito è il tempo. Il suo tempo. Con esso il senso. Il suo storico motivo d'essere.
La grecità andrebbe ricercata. Quella delle origini. Ora. Adesso. Qui. In questo nostro tempo. Andrebbe ricercata quell'idea di "uomo" che non è civis. Non soltanto. L'uomo andrebbe ricercato. Lo stesso la cui assenza o coscienza di sonno, è dietro i fatti. Tutti gli infausti, difficili fatti di questo nostro tempo. Andrebbe ricercato perché si debelli il pericolo che da civis egli si  faccia homunculus. Arretri al subumano.
E' per questo che un intimo quasi recondito orrore accompagna l'ascolto del suono: civiltà e derivati, la pronuncia. E un brivido serpeggia. E' la memoria di chi scorge  il suo essere suono foriero di lutti e distruzioni lungo la storia. Di esserlo per diritto. Giuridico. Politico. Perché suono di civis.  Fuori tempo. Ora. Adesso. Qui. In questo nostro attuale tempo.
 Marika Guerrini

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