mercoledì 25 gennaio 2012

a Kabul i bambini non piangono

...è corsa sul filo la voce, ha attraversato l'etere. E' corsa diversa  come fosse singhiozzo, un unico continuo ininterrotto singhiozzo. E s'è fatta singhiozzo all'altro capo del filo. E nevica a Kabul, nevica ancora. E la neve s'è fatta ghiaccio. Sulle strade nell'aria. E s'è fatta fango. E i bambini.
Sono tanti i bambini a Kabul. Come fossero più che in altri luoghi. E sono orfani i bambini a Kabul. E sono soli. E sono in strada i bambini a Kabul. E la piccola mano tesa. Nell'aria nella neve nel ghiaccio nel fango. E sono di giorno e di notte. E sono all'uscita del ristorante del supermercato sul marciapiede d'ingresso  all'albergo. E sono all'angolo della chai khané. La case del tè. E la speranza d'un frutto essiccato.
Sono ovunque i bambini a Kabul. E i loro occhi sono grandi anche quando, se, sono mongoli. E sono alla mercé d'ogni cosa i bambini a Kabul. Estranea, straniera ancor più. E ti guardano. E sanno sorridere. E sanno giocare. E tremare. E hanno fame. E ti benedicono per una manciata di riso.  E non piangono i bambini a Kabul.
"..che civiltà è quella che escogita piani per uccidere bambini? domanda Cassandra."
 Marika Guerrini
foto di Barat Alì Batoor

2 commenti:

  1. http://koyaanisqatsi-02.blogspot.com/

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  2. se non sbaglio Koyaanisqatsi in lingua Hopi ( gli indiani d'America Hopi sono quelli che hanno mantenuto più degli altri le origini asiatiche) sta a significare: mondo senza equilibrio. Anche occiriente pensa che sia proprio così ora, in questo tempo.

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