domenica 24 marzo 2013

il silenzio di Petra

...è stato il primo attimo, quello del primo sguardo, quello che con moto inconsapevole aveva sottratto a se stesso la vista del primo piano: la figura umana. L'attimo che aveva lasciato a Petra la possibilità di mostrarsi nella luce dorata della sua storia. Quello della gioia, è stato il primo attimo. Poi il primo piano, la figura umana ha rubato a Petra la luce, la voce. E un timore immediato sottile irrazionale. Timore come d'un bambino che teme il furto d'un gioco a lui caro, che teme gli venga portato via, strappato via. Timore infantile, sì, certo. E la ribellione ha sottratto spazio al timore. Infantile anch'essa, anch'essa irrazionale. Ribellione per associazione di idee, sovrapposizione di immagini. Come in un déjà vu d'altro luogo, tempo, antica storia. E reperti frantumati, statue divelte, musei saccheggiati e ancora e ancora.  Questo ha provocato all'animo lo scorrere delle immagini di Obama tra le mura di Petra. Questa nostra irrazionale giustificata reazione. E un sentimento di violazione s'è fatto avanti, di dissacrazione alla vista di soldati in assetto di guerra a protezione del Presidente degli Stati Uniti d'America. Alla vista di quei robot umanizzati che ovunque vadano, qualunque suolo calpestino, sono preceduti e seguiti da sensazione di paura, sapore di morte, come ne fossero forieri, oramai
E' per un'allerta che Obama è andato in Giordania a seguito dell'incontro con Netanyau in Israele. C'è un gasdotto, uno di cui si tace, il "Gasdotto dell'Amicizia". Un gasdotto voluto da Iran, Iraq, Siria. Un gasdotto su progetto iraniano. Un gasdotto che Washington ostegga da mesi, per cui sta minacciando. Senza risultato. Un gasdotto che da Iran, Iraq, Siria, passando per Giordania e Libano, ad ieri consenzienti ad oggi non si sa, dovrebbe raggiungere il Mediterraneo, i confini meridionali d'Europa. Gasdotto che l'Europa, silenziosamente, non disdegna, che Israele avversa e Washington. Gasdotto voluto per unire quelle terre, perciò "dell'Amicizia". Terre che si vogliono separate, controllate, affondate, annientate in guerre fratricide. Da Washington da Israele. E allora il balletto. Obama va in Israele, Israele ricatta Obama: se non lo fate voi, noi attaccheremo l'Iran e voi sarete comunque coinvolti. Obama minacccia di ulteriori sanzioni la Siria, minaccia chiunque appoggi il progetto iraniano. "Avverte" il Libano, si reca in Giordania, da cui la gita "turistica" a Petra. Intanto l'iran va avanti e il primo tratto del gasdotto, Iran -Siria, dovrebbe completarsi entro giugno 2013. In contemporanea ad Obama, John Kerry fa un'improvvisata in Iraq. Parla con il premier iracheno Nouri al-Maliki, velatamente minacciando: gli aerei iraniani che sorvolano l'Iraq sono un "problema", portano armi alla Siria, tutto quel che "soccorre" Assad è "problematico".
Chissà se Kerry si sia recato in gita turistica nella Provincia di Babilonia a respirare tra quelle che furono le antiche mura di Babilonia oggi Al-Hillah. Sarebbe stato comunque inutile. La Storia, quella con la S maiuscola si rifiuta di parlare agli ominidi se pur si mostrino in evoluta sembianza. Anche Petra non ha parlato.
Marika Guerrini 

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