mercoledì 6 marzo 2013

Napoli...e lucean le stelle

...ed era  immagine di stelle a illuminare occhi di bambini napoletani e non, quelli che al solo ricordo d'una visita alla Città della Scienza, ti guardavano sognanti e tu leggevi in loro... il volo. In quel volo la magia degli angoli della particolare città, si propiettava sì che, gli stessi bambini la chiamassero la Città delle Stelle. 
Ora le stelle si sono allontanate da quel planetario che te le faceva incontrare, che giace ora abbandonato, annerito dal fumo d'un rogo che ha infranto il sogno napoletano e il volo dei bambini in esso.
Era stata voluta con forza la Città della Scienza, voluta, costruita nel 2001, sul luogo di quella vecchia Italsider ormai dismessa, zeppa di scorie d'ogni tipo, eternit compreso, a cui la politica locale, nazionale, aveva negato l'indispensabile quanto urgente bonifica, favorendo solo la costruzione di un sogno a metà: la Città della Scienza. Allora ricercatori, studiosi avevano preso ad avvicendarsi, a stanziare, con le loro carte, appunti, diagrammi, linee intersecate e intersecantesi ad aprisi verso l'infinito. E questo loro amore aveva alimentato anche il sogno di centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno, da ogni parte del mondo, vi si recavano per incontrare le stelle. Ma il Planetario, quel canale che, caleidoscopio, ti mostrava il cielo, è stato attraversato dalle fiamme, arso.
Quel che è rimasto dell'intera Città della Scienza è il Teatro e una parte di Corporea, il museo, ancora da ultimare, che avrebbe rappresentato il corpo umano.
Dicono sia dolosa la faccenda. Dicono sia in relazione con l'allontanamento forzato di alcuni elementi, 30 persone pare, che sarebbero risultati affiliati o comunque vicini alla criminalità organizzata, alla Camorra. Dicono che tutto sia dovuto a una vendetta. La gente locale dice: se lo dovevano aspettare! Così dice. Ma certe cose non bisogna aspettarsele, non bisogna aspettarsele mai. Si contribuisce, altrimenti, al loro corpo, all'azione, a far sì che si faccia realtà. E' una regola sottile, occulta, non molto conosciuta, una regola che nella vita s'incontra o non s'incontra, una regola conosciuta da chi scrive, che per via d'un padre che la Camorra l'ha combattuta in prima linea, ha vissuto un'infanzia sotto scorta, per tempo, molto tempo. Capita che si scoprano così regole ai più inusitate, regole in cui si decide se farsi conigli o guerrieri. Aspettarsi azioni di questo certo tipo, vendette di questo certo tipo, vale a dire rassegnarsi ad esse, chinare il capo. Non va fatto, mai. Napoli stavolta non lo farà. Si spera. E poi, cosa vuol dire accusare la Camorra in ambiente saturo delle sue azioni, non vuol dire nulla. E' dire nulla. Ed è comodo, oh sì che è affare di comodo. E sì, molto si può nascondere dietro l'accusa.
L'area di quella che fu la Città della Scienza, quell'area nella zona nord di Napoli, a nord dei piedi della collina di Posillipo, sul mare che precede l'isola di Nisida dopo di che s'apre la splendida baia del Golfo di Pozzuoli, è di enorme interesse da molti punti di vista. Il turistico, con possibilità d'incremento futuro a dismisura, è tra questi. E allora con chi, se fosse stata la Camorra, si è collusa stavolta l'azione criminale? Perché è così che funziona la criminalità organizzata in Italia, Camorra ancor più. Un tempo un codice d'onore, per quanto discutibile, assurdo, per quanto inaccettabile, disumano, faceva sì che la Camorra salvaguardasse il proprio territorio, e quella Campania Felix di cui in antico, in certo qual modo, se pur barcollando, riusciva a vivere. Ora no, ora la Camorra fa da manovalanza, con la propria manovalanza, al miglior offerente. Spesso italiano del nord. Basta quindi con: è stata la Camorra, non vuol dire nulla. Chi, cosa c'è dietro? Per quale motivo? Per attuare quale speculazione finanziaria? Perché è stata incendiata la Citta della Scienza? Se di dolo si tratta il suo rogo.
Sorvolando tutte le ipotesi criminali, infatti, malgrado le prove circostanziate, malgrado le probatorie, c'è un elemento altro che s'insinua nella nostra mente: l'assetto geologico della zona, il vulcano Campi Flegrei. Quel vulcano di cui si preferisce non parlare. E se, pura ipotesi anch'essa, lo sviluppo dell'incendio o la provocazione, avesse una qualche, se pur lontana, relazione con lo stato sotterraneo magmatico che sappiamo essere in assoluta attività? Beh, se così fosse, anche se per lontano dubbio, anche solo per sospetto, non verrebbe svelato mai. Proprio mai. Ma questa è solo l'ipotesi remota d'un appassionato di vulcanologia. Per ora la Città della Scienza, il giovane fiore all'occhiello di Napoli, che il mondo ha conosciuto, s'è fatto cenere e fumo. E se l'ipotesi, folle ma non troppo, della relazione di questo con i moti del sottosuolo, i gas, ancor più, dovesse avere anche una minima risultanza di verità, i motivi del silenzio sarebbero logisticamente ovvii.  Circa gli altri, quelli umani, sociali, di catastrofe annunciata e non soccorsa, come d'uso italiano, beh, ci sarebbe sempre il pensiero partenopeo espresso in lingua: comm' Dio vol'e ci'a' pigliamm'!
Ma tratteremo in altre pagine di occiriente, dell'attuale assetto vulcanologico della zona, ora ci piace tornare all'immagine delle stelle, quelle stelle che, nella Città della Scienza, nascoste alla vista, allontanatesi, hanno lasciato sulla terra la mera incompleta immagine del Corporea, il luogo del corpo umano. Ma un corpo umano senza stelle è davvero ben poca cosa. 
Marika Guerrini

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